Indubbiamente, uno degli utilizzi maggiori di questo splendido macchinario è quello relativo all’orlo ai pantaloni. Tuttavia, il suo utilizzo permette la più ampia realizzazione di progetti di cucito sia pratico che creativo .
Non per nulla, se si osservano i vari modelli presenti sul mercato si potrà trovare facilmente quella maggiormente adatta alle proprie esigenze.
La storia delle macchine da cucire
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Entrata a far parte di numerose famiglie, questo fantastico macchinario permette di poter realizzare e personalizzare numerosi capi. Basta semplicemente vedere come i vari modelli di macchine da cucire Pfaff, siano sempre in grado di proporre la soluzione migliore. Anche se è divenuta un oggetto più che familiare, tuttavia, a molti è poca nota la sua storia e la sua evoluzione nel corso dei tempi.
I primi passi
Nell’evoluzione dell’essere umano la necessità di realizzare capi di vestiario per proteggersi dalle rigide temperature è stata una delle priorità. L’archeologia ha evidenziato, ad esempio, come i primi aghi da cucito, che erano originariamente fatti di ossa di corna di animali e avorio, furono realizzati e utilizzati dagli uomini primitivi.
Realizzare una forma unendo due parti di cuoio, tessuto, corteccia e altri materiali utilizzando ago e filo, quindi, fa parte della nostra storia. Dal semplice intrecciare con fili fatti di peli animali c’è stato un notevole progresso. Infatti, in questi tempi moderni il mercato offre splendide soluzioni per la realizzazione e la composizione di capi professionali e di qualità.
La sua invenzione
Come ogni “prima donna” che si rispetti, anche per quanto concerne l’invenzione della macchina da cucire vi è una storia alquanto controversa. Infatti, se è incontrovertibile il fatto che i primi aghi di ferro vennero inventati durante il corso del secolo quattordicesimo, sulla Storia delle macchine da cucire vi sono opinioni contrastanti.
Comunque, è certo e assodato che vennero depositati brevetti nel 1755 da Fredrick Wiesenthal, nel 1790 da Thomas Saint, nel 1830 da Barthélemy Thimonnier e nel 1842 da John J. Greenough.
Al di là di tutto, è interessante notare che i primi modelli avevano un funzionamento a mano, ovvero questo movimento manuale metteva in moto un volano o volantino che azionava il movimento dell’ago. Quindi, la sarta doveva con la mano destra azionare la manovella e con quella sinistra controllare lo scorrimento e il posizionamento del tessuto.
Un enorme passo in avanti, venne compiuto quando fu possibile ottenere il movimento dell’ago attraverso un meccanismo di cinghie che era posizionato sotto il tavolo da lavoro e azionato con una semplice oscillazione del suo pedale con il piede. Da quel momento le sarte avrebbero avuto la possibilità di utilizzare entrambe le mani esclusivamente per il tessuto da cucire.
L’evoluzione della “specie”
Nella sua storia, il francese Barthelemy Thimonnier, che era un sarto, e il 1830, rappresentano un punto di svolta. Infatti, fu lui a inventare una macchina che risultò essere davvero funzionale.
Le sarte di Lione, quindi, potevano realizzare qualcosa come 200 punti al minuto, mentre manualmente se ne potevano fare appena 30. Ma era troppo avanti nel tempo. Infatti, tale novità provocò un profondo risentimento legato al fatto della paura di perdere il posto di lavoro da parte delle altre sarte e che si manifestò con un assalto e la distruzione del negozio del povero Thimonnier.
È evidente come in tutta la sua evoluzione abbia contribuito sia a facilitare un difficile lavoro così come a realizzare capi di una qualità eccezionale.